Camera doppia con letti singoli, a richiesta possibile letto matrimoniale, dotata di televisore, servizi interni indipendenti con ampio box doccia, wifi, bollitore per tisane calde, asciugacapelli. Questa è l’unica stanza anche per fumatori, in mansarda divisa dalle altre da una rampa di scale è ben areabile.
Porta Narenula
Prende il nome dal vicino monastero delle Clarisse distrutto dal terremoto del 1703. Restaurata nel 1711 sotto il prefetto Giovan Corrado Orsini di Mugnano, si presenta con un fronte in pietra, ornata di due volute ai lati della cuspide sommitale, arco a tutto sesto e fasce architettoniche. L’andito interno, il più lungo delle porte urbiche, era coperto da vote a botte, definitivamente crollata nel 1859, su cui s’innestava una torre. È rivolta verso la montagna di Civita Gallinara, dove esisteva un castelliere, e verso i declivi sottostanti. Il nome antico Narenula deriva dal sintagma “in-arenula” con allusione forse alla cava di pozzolana detta nel medioevo “cretaro” e oggi “coppaia”. Il terrapieno antistante fu formato con gli sterri delle demolizioni settecentesche. Ai suoi piedi sgorga la sorgente del Salicone. “L’acqua dellu salicone” era detta così già nel sec. XV a motivo di un grande salice, essenza che cresce spontaneamente in un’area particolarmente ricca di risorgive. Negli anni ’50 ne fu tentato il lancio commerciale come acqua curativa e vi fu costruito un piccolo stabilimento che ebbe come unica conseguenza quella di compromettere l’armonia del sito. Poco più avanti, il bastione poligonale di S. Lucia, ridotto in altezza e caratterizzato da un cordone mediano, feritoie e fianchi scarpati. Fu costruito nel 1559 da muratori locali con pietre del vicino monastero. Segna l’inizio della tratta occidentale del circuito, in vista delle marcite e dei prati sottostanti. La recente spianata realizzata su questo lato delle mura ha sommerso i sentieri che scendevano ai mulini e alle conche, alcuni rustici con orti annessi, un canale fognario e una sorgente detta “fonte ciumbola” ai piedi di porta delle Ceresce. Resti di costruzioni romane si notano prima del cosiddetto “munticiju”, piccola protuberanza sulla quale si affacciava il monastero delle francescane di S. Maria Maddalena, colpito dal terremoto del 1703 come il vicino torrione detto del “cordaro”, entrambi non più esistenti. Questa porzione delle mura fu sempre particolarmente vulnerabile all’azione dei terremoti.
La guaita di S. Maria, porta Narenula o delle Piagge, comprendeva il rione tra la Castellina e la porta delle Piagge, delimitato dalle vie C. Battisti e Cavour e dalle mura castellane. Dal bastione nord della Castellina inizia via C. Battisti, continuazione della via proveniente da S. Lorenzo (via Zara). Dalla prospicente piazza Garibaldi o di Fotesecca, via Cavour si dirige verso porta Narenula passando accanto alla chiesetta della Misericordia, cui era annesso nel medioevo l’ospedale di S. Angelo. Lungo questa via erano situate numerose botteghe di fabbri, stagnari, maniscalchi, calzolai. Tutta questa parte della cittadina fu particolarmente colpita dal sisma del 1703, compreso il monastero di S. Lucia di cui non resta pietra tranne un’iscrizione (“Urge igne Sancti Spiritus cor nostrum, 1688”) oggi conservata nell’ampio giardino Cesqui, dove alla fine dell’Ottocento operò una rinomata fabbrica di laterizi e tubi di argilla ferrica (similgres).